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Quanto costa un buono pasto all’azienda?

Tempo di lettura: 4 min

Il buono pasto è un dispositivo incredibilmente ingegnoso, un po’ come molti strumenti finanziari: e in fin dei conti, un buono pasto, non è altro che un mezzo di pagamento.
L’offerta dei buoni pasto da parte dell’azienda e il consenso a usufruirne da parte dei dipendenti richiedono tuttavia una riflessione informata, tanto più che né l’una né l’altro sono obbligatori. In effetti un buono pasto corrisponde, per il dipendente come per il datore di lavoro, a un insieme di costi e di vantaggi. Determinare quale sia il miglior importo di un buono pasto significa proprio trovare il punto di equilibrio tra questi costi e questi vantaggi, in funzione degli interessi dell’azienda e del dipendente – ma anche della legislazione in vigore.
Allora, quanto costa veramente un buono pasto?

Il costo di un buono pasto per l’azienda

Aderire al dispositivo è una scelta del tutto libera: il datore di lavoro ha il dovere quindi di analizzare in dettaglio tutti i costi relativi ai buoni pasto, ma anche di prendere in considerazione l’insieme dei vantaggi connessi perché, nonostante siano i dipendenti a usufruirne, i buoni pasto hanno molti aspetti interessanti anche per l’azienda.

Come decomporre il costo di un buono pasto

Il costo di un buono pasto (cartaceo o elettronico) per l’azienda si compone di varie parti:

  • Innanzitutto va definito il valore nominale del buono pasto e la sua eccedenza rispetto alla soglia di defiscalizzazione.
  • In seguito, è necessario integrare il costo della prestazione dell’emettitore dei buoni che fattura il servizio sotto forma di commissioni sull’insieme dei buoni ordinati e di eventuali costi annessi come le spese di consegna.
  • Infine, bisogna valutare gli oneri sociali e la tassazione connessa al dispositivo.

Per quanto riguarda le spese di servizio, gli emettitori presenti sul mercato applicano politiche tariffarie diverse nell’ambito della normativa in vigore sui buoni pasto. Queste tariffe sono raramente rese pubbliche e, come per molti beni e servizi B2B, sono comunque in funzione del volume dell’ordine e a volte perfino parzialmente negoziabili. È importante quindi richiedere un preventivo a diversi emettitori.

Vantaggi per il datore di lavoro

Nonostante i costi, i buoni pasto offrono all’azienda anche una serie di vantaggi non trascurabili:

  • Sono uno dei modi che permettono al datore di lavoro di adeguarsi alle eventuali disposizioni di legge sulla ristorazione collettiva aziendale.
  • I buoni pasto sono un benefit che motiva e fidelizza i dipendenti.
  • A differenza di altri vantaggi e remunerazioni, i buoni pasto possono godere di una totale esenzione di oneri sociali e fiscali tanto per l’azienda quanto per il dipendente.
  • A differenza di altri benefit, i buoni pasto sono completamente prevedibili e permettono dunque un perfetto controllo del bilancio.
  • Tuttavia, come spiegheremo più avanti, per beneficiare pienamente di questi vantaggi è necessario conoscere bene la normativa in vigore e determinare il valore ottimale dei buoni.

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Il costo dei buoni pasto per il dipendente

Poiché è del tutto libero di decidere se accettare o rifiutare questo benefit proposto dal datore di lavoro, il dipendente o il collaboratore dovrà a sua volta pesare i costi e i vantaggi del sistema.
Come si compone il costo di un buono pasto per il dipendente
Per il dipendente, il buono pasto comporta solo il costo dovuto all’eccedenza sulla soglia di defiscalizzazione in base al valore del buono pasto determinato dal datore di lavoro.
Questa eccedenza figurerà come reddito in busta paga e sarà dunque soggetta a normale tassazione INPS e IRPEF.
Uno dei principali costi “nascosti” nel caso di un buono pasto cartaceo o coupon proviene dal fatto che i commercianti non possono dare il resto sul valore del buono e accordano eventualmente un credito al cliente. Quindi se il valore del buono pasto individuale è superiore al costo di un pasto nel o nei ristoranti a prossimità del luogo di lavoro, questo dipendente non sfrutterà completamente la sua eventuale partecipazione finanziaria all’investimento in busta paga.
Inoltre se i buoni pasto hanno oltrepassato la data di validità del periodo di utilizzo o di restituzione, anche in caso di contribuzione del dipendente, non possono più essere spesi, rappresentando quindi una perdita netta di denaro.
In generale, alcuni dipendenti preferiscono preparare da soli il proprio pasto con un costo che resta più conveniente dell’eventuale partecipazione al buono pasto.

Vantaggi per il dipendente

Una volta presi in considerazione i costi, restano dei vantaggi molto interessanti per i dipendenti.
In effetti il dipendente o collaboratore che accetta di aderire al dispositivo beneficia di:

  • Un effettivo aumento del potere d’acquisto, con fruibilità immediata.
  • Questo aumento del potere d’acquisto è ancora più concreto in quanto esente da oneri sociali e fiscali: in altri termini, 200 euro di buoni pasto al mese costano al dipendente meno di un aumento di 200 euro sullo stipendio.
  • Il beneficiario può usare il buono pasto in moltissimi ristoranti ed esercizi commerciali in Italia, scegliendo quindi liberamente cosa mangiare senza doversi accontentare della scelta limitata proposta da un’eventuale mensa aziendale interna.
  • Entro certi limiti, il dipendente può usare il buono pasto anche per la spesa personale di generi alimentari.
  • Inoltre, i buoni pasto, soprattutto le soluzioni dematerializzate, hanno un funzionamento molto semplice.

Qual è il valore ottimale di un buono pasto?

La scelta del valore del buono è (quasi) libera, ma trovare l’importo ottimale è tutta un’altra storia. Questa scelta deve tener conto in particolare di disposizioni legislative rigorose.
Per avere maggiori informazioni sugli emettitori e sulle condizioni di attribuzione consultate la nostra guida completa sui buoni pasto.