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Vantaggi fiscali dell'auto aziendale: tassazione, detrazione e uso promiscuo

Tempo di lettura: 5 min


Possedere una flotta aziendale ha vantaggi innegabili: la normativa in materia di tassazione auto aziendale consente infatti di dedurre parte dei costi dalla base imponibile, riducendo in maniera significativa le tasse da pagare.


Tassazione auto aziendale: i vantaggi fiscali

I vantaggi di una flotta aziendale vanno oltre la semplice disponibilità dei mezzi atti a incrementare, con una maggiore mobilità, la produttività di manager, commerciali e impiegati. La normativa prevede infatti la possibilità di detrarre e dedurre i costi dell'auto aziendale. Ma qual è la differenza tra detrazione e deduzione? Mentre con la deduzione si riduce la base imponibile sulla quale calcolare l'Irpef, con la detrazione si va ad abbattere direttamente la stessa Irpef lorda. Il noleggio, il leasing e l'acquisto dell'auto aziendale sono soluzioni alternative o complementari che offrono vantaggi interessanti alla compagnia: con il leasing e il noleggio, per esempio, non ci si deve preoccupare della svalutazione del mezzo.

L'eventuale rimborso delle spese di viaggio non è soggetto a tassazione da parte del dipendente: chi utilizza l'auto aziendale e riceve un indennizzo è esente dal versamento degli oneri fiscali.

I vincoli fiscali delle auto aziendali

L'utilizzo dell'auto aziendale rientra tra i cosiddetti "benefici in natura" concessi al dipendente, un tipo di reddito espresso sotto forma di bene o servizio, che si affianca al reddito salariale. I cosiddetti fringe benefit, così si chiamano in gergo tecnico, includono l'auto aziendale a uso promiscuo o completamente privato - ovvero disponibile per il dipendente anche al di fuori degli orari e degli impegni lavorativi. Per calcolare la tassazione imponibile per questo tipo di "reddito" va considerata la datazione del contratto di cessione del mezzo; le leggi in materia, infatti, sono state aggiornate relativamente di recente.

Dopo il 1° luglio 2020, con la Manovra 2020 sulla scia della rivoluzione green, il governo ha annullato la normativa precedente, legando il regime fiscale alle emissioni di CO2 del veicolo. Il valore imponibile ottenuto, va poi aggiustato deducendo eventuali trattenute mensili comminate al dipendente. Il fringe benefit viene calcolato su base annua, oppure aggiustato con un ragguaglio; e viene attribuito al dipendente direttamente in busta paga oppure tramite emissione di fattura.

Imposte legate all'utilizzo dell'auto aziendale

Le imposte da pagare sul fringe benefit - utilizzo a uso promiscuo o privato dell'auto aziendale - vanno calcolate tenendo conto delle emissioni di CO2 dei singoli veicoli. Per auto aziendali con emissioni inferiori o pari a 60g per km, la quota è del 25%; per veicoli con emissioni comprese tra 60g e 160g è del 30%; per le auto aziendali che emettono valori di CO2 superiori a 160g ma inferiori a 190, si calcolerà il 50%; che sale al 60% per veicoli che superano i 190g di emissioni nocive ambientali.

Quali sono invece le regole di detraibilità dell'IVA per le auto aziendali? La normativa prevede la possibilità di decurtare il 40% della spesa per l'acquisto di un'auto aziendale, se quest'ultima non viene utilizzata esclusivamente nell'esercizio d'impresa. Per chi invece considera l'auto oggetto dell'attività d'impresa - per esempio i tassisti, gli agenti di commercio, le autoscuole, i concessionari e le società di noleggio - questa percentuale sale al 100%. Le spese d'impiego dei veicoli, tra cui l'assicurazione, i parcheggi e il bollo auto, seguono lo stesso criterio: vanno dedotte al 100% in caso di utilizzo del veicolo come bene strumentale all'attività aziendale; al 70% per uso promiscuo e al 20% se il veicolo non è assegnato al dipendente.

Sono previste soglie massime di spesa sia per l'acquisto che per il noleggio delle autovetture, mentre le spese di mantenimento, al contrario, sono illimitate, ma devono essere giustificate.
In merito al trattamento fiscale dei rimborsi per il chilometraggio, non vale più il sistema della vecchia scheda carburante, abrogata nel 2019. Che il mezzo impiegato sia di proprietà del dipendente o venga preso a noleggio per la trasferta, la spesa deducibile a carico dell'azienda si calcola sul costo di percorrenza o di noleggio delle vetture fino a 17 cavalli fiscali (benzina) o 20 cavalli fiscali (diesel).

Tipologie di auto aziendale: quale trattamento fiscale?

La normativa per il trattamento fiscale delle auto aziendali tiene conto dei diversi tipi di veicoli impiegati dalle compagnie. Con la dicitura generale di "veicoli" sono indicati i mezzi atti al trasporto di passeggeri a deducibilità integrale o limitata, categoria che include le auto, i motocicli, i ciclomotori e i caravan, così come gli aeromobili e le imbarcazioni da diporto. Gli autocarri sono invece veicoli strumentali per natura, e pertanto deducibili al 100%. Le auto elettriche rientrano invece nella prima categoria - anche se la deducibilità va calcolata a seconda dell'impiego al quale sono destinate.

A cambiare infatti è la destinazione d'uso, che può determinare una deducibilità integrale oppure limitata e parziale. Se la detrazione è limitata, occorre fare la differenza tra i veicoli non assegnati ai dipendenti, deducibili al 20% (con tetto di spesa), e veicoli assegnati ai dipendenti, deducibili al 70%. Per i veicoli assegnati agli amministratori, anche a uso promiscuo, l'impresa dedurrà invece il 100% delle spese.

La legge di Bilancio del 2019 ha introdotto anche una detrazione per l'acquisto e l'installazione di colonnine di ricarica per le auto elettriche. La detrazione Irpef/Ires è calcolata al 50% su un tetto massimo di 3.000 euro di spesa, ed è finalizzata all'incentivo della mobilità sostenibile.

Sanzioni per il mancato rispetto delle norme fiscali sulle auto aziendali

Qualunque tipo di compagnia operante in Italia è soggetta al regime fiscale suddetto, così come qualsiasi professionista con Partita IVA è obbligato al pagamento delle tasse sulle auto aziendali alla fine dell'anno fiscale. Il sistema prevede il pagamento delle tasse attraverso moduli F24 standardizzati, da compilare da soli o con l'aiuto di un commercialista. In genere, l'Agenzia delle Entrate stabilisce una scadenza precisa, a un anno dalla quale provvede a informare il responsabile del debito contratto. La prima comunicazione ad arrivare è il cosiddetto "avviso bonario", che prevede il pagamento di una mora del 10% e di interessi che vanno da dall’1,25% all’1,50%.

Chi non può magare entro il termine indicato - che generalmente è di un mese - ha la possibilità di rateizzare l'importo in un massimo di 60 scaglioni. Il pagamento delle tasse è obbligatorio, senza sconti di sorta. Se l'avviso bonario viene ignorato, il dipartimento Riscossione dell'Agenzia delle Entrate (ex Equitalia) provvede a inviare un secondo avviso, dove la mora sale al 30%, e va sommata agli interessi e agli oneri di riscossione.